Vietnamiti in piazza contro l’espansione “tirannica” della Cina
di Paul N. Hung
Il governo di Hanoi deve trovare al più presto misure “positive ed efficaci” per difendere i pescatori e le navi per le esplorazioni petrolifere. A giugno, quasi 3milioni di vietnamiti nel mondo hanno fatto sit-in davanti alle ambasciate cinesi di Stati Uniti, Francia, Germania e altri Paesi. Intanto, la Cina cerca solo accordi bilaterali per dominare il Mar cinese meridionale.
Hanoi (AsiaNews) – Vecchi, giovani, bambini, studenti, scienziati, insegnanti, scrittori, contadini, operai: l’intero popolo vietnamita scende oggi in piazza per resistere all’“oppressione e all’espansione tiranniche” del regime comunista cinese nel Mar cinese meridionale. In un annuncio di ieri, intellettuali chiedono al governo del Vietnam di “trovare al più presto misure positive ed efficaci per proteggere i pescatori e i battelli per le esplorazioni petrolifere”. Perché Hanoi “deve contare sulla forza di tutto il popolo vietnamita, sia nel Paese che nel resto del mondo”.
Nelle scorse settimane, almeno 3milioni di pescatori e marinai vietnamiti in tutto il mondo hanno organizzato sit-in davanti alle ambasciate cinesi di Francia, Germania, Stati Uniti e altri Paesi. Tutti gridavano “đả đảo Trung Quốc xâm lược” (abbasso l’invasione cinese), protestando contro i ripetuti tentativi di occupazione delle isole Spratly.
Nguyen, un vietno-americano, ha detto ad AsiaNews: “Sono molto preoccupato per l’aggressività delle ambizioni cinesi. Il 3 luglio scorso ho preso parte a una dimostrazione pacifica ad Hanoi. Le persone che erano con me hanno parlato delle navi paramilitari cinesi: per anni hanno bloccato navi da pesca vietnamite, ucciso centinaia di pescatori e sparato a migliaia di donne, bambini e anziani che vivevano nelle province di confine nel nord del Vietnam”.
Intanto, sul quotidiano Revolutionary Military of China’s People si legge che i “leader dell’esercito cinese” stanno dirigendosi in Vietnam "per risolvere delicate questioni" e guidare l’opinione pubblica vietnamita “nella giusta direzione”. In realtà, Pechino continua a cercare solo accordi bilaterali, così da poter intimidire i Paesi più piccoli e costringerli ad accettare le proprie rivendicazioni in materia di confini marittimi nel Mar cinese meridionale. Gli altri Paesi dell'area chiedono accordi multilaterali.
Nel giugno di quest’anno la tensione è cresciuta tra Cina, Vietnam e Filippine dopo che finti pescherecci, vere “navi paramilitari” di Pechino, sono entrati nelle acque vietnamite. Il 25 maggio e il 9 giugno, navi armate hanno tagliato i cavi di battelli vietnamiti per l’esplorazione petrolifera, il Bình Minh 02 e il Viking II. E dal 15 giugno Pechino ha inviato una grande nave della sua guardia costiera per controllare la navigazione, esplicitando le proprie ambizioni sulle isole Spratly e Paracel, disabitate, ma assai ricche di risorse e materie prime. L’egemonia nell’area riveste un carattere strategico per il commercio e lo sfruttamento delle materie prime, fra cui petrolio e gas naturale.
Nelle scorse settimane, almeno 3milioni di pescatori e marinai vietnamiti in tutto il mondo hanno organizzato sit-in davanti alle ambasciate cinesi di Francia, Germania, Stati Uniti e altri Paesi. Tutti gridavano “đả đảo Trung Quốc xâm lược” (abbasso l’invasione cinese), protestando contro i ripetuti tentativi di occupazione delle isole Spratly.
Nguyen, un vietno-americano, ha detto ad AsiaNews: “Sono molto preoccupato per l’aggressività delle ambizioni cinesi. Il 3 luglio scorso ho preso parte a una dimostrazione pacifica ad Hanoi. Le persone che erano con me hanno parlato delle navi paramilitari cinesi: per anni hanno bloccato navi da pesca vietnamite, ucciso centinaia di pescatori e sparato a migliaia di donne, bambini e anziani che vivevano nelle province di confine nel nord del Vietnam”.
Intanto, sul quotidiano Revolutionary Military of China’s People si legge che i “leader dell’esercito cinese” stanno dirigendosi in Vietnam "per risolvere delicate questioni" e guidare l’opinione pubblica vietnamita “nella giusta direzione”. In realtà, Pechino continua a cercare solo accordi bilaterali, così da poter intimidire i Paesi più piccoli e costringerli ad accettare le proprie rivendicazioni in materia di confini marittimi nel Mar cinese meridionale. Gli altri Paesi dell'area chiedono accordi multilaterali.
Nel giugno di quest’anno la tensione è cresciuta tra Cina, Vietnam e Filippine dopo che finti pescherecci, vere “navi paramilitari” di Pechino, sono entrati nelle acque vietnamite. Il 25 maggio e il 9 giugno, navi armate hanno tagliato i cavi di battelli vietnamiti per l’esplorazione petrolifera, il Bình Minh 02 e il Viking II. E dal 15 giugno Pechino ha inviato una grande nave della sua guardia costiera per controllare la navigazione, esplicitando le proprie ambizioni sulle isole Spratly e Paracel, disabitate, ma assai ricche di risorse e materie prime. L’egemonia nell’area riveste un carattere strategico per il commercio e lo sfruttamento delle materie prime, fra cui petrolio e gas naturale.
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